martedì 18 dicembre 2012

Val Passiria, sciando sul Monte Tavolino

La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
In cima all’Alto Adige. Sugli ultimi piani rocciosi del Monte Tavolino (2848 m s.l.m.), circondato dai suoi esimi colleghi delle Alpi Retiche Orientali. 


Da quassù ci vedo chiaro. Sento di avere tutto così placidamente vicino che potrei anche invertire il senso degli scarponi e riuscirei ugualmente a completare il tracciato fino a valle, in un totale e compulsivo stato di libertà. E anche se i fiocchi continueranno a cadere candidi solo dal cielo, io non smetterò mai di cercare una nuova continuazione per questo incontaminato viaggio montano.
 
Abbandonata la facile pista sotto Cima delle Anime, invece della classica discesa direzione skilift, prendo un’altra strada. Con la piccola Plan in Val Passiria (Bz) fronte a me, mi incanalo verso la parte più a sinistra, costeggiando l’omonimo torrente (Pfelderer Bach). Gli sci scorrono che è un piacere.

Mettendomi nella classica posizione a uovo, lanciato diritto, controllo che le gambe stiano il più vicino possibile; in caso di sbandata potrebbe finire molto male. L’esperienza mi aiuta, e in un attimo, dopo aver attraversato anche un ponticello ricoperto di neve, con ancora addosso l’inerzia della velocità guadagnata poco prima, arrivo direttamente all’impianto di risalita Grünboden Express.

Per raggiungere il rifugio a 2020 m s.l.m. c’è sia la cabinovia che la seggiovia. La prima è generalmente riservata a chi s’imbarca con slittino o semplicemente per quei pedoni che hanno voglia di fare qualche passo in alta quota senza disdegnare uno sfizioso spuntino. La seconda invece è solo a uso sciatori: sei posti con gli sci che possono ballare nel vuoto o essere posati su comodi poggiapiedi.

Plan (Bz), la seggiovia Grünboden Express © Luca Ferrari
Rispetto a passate e analoghe esperienze, tutto procede in modo perfetto. Mai un calo di tensione. Il freddo neanche si sente. Attraversare un bosco, guardando dall’alto le punte di pini e laricim non è esperienza di tutti i giorni. Con una cintura meccanica a proteggerci tutti, un po’ a fatica lego bene entrambe le racchette a una manom mentre con l’altra mi diletto in qualche scatto. Tutti i miei temporanei compagni di viaggio restano in una sorta di rispettoso silenzio verso la Natura sotto di noi. È quasi impossibile commentarla. La si può solo ammirare stretta in un morbido abbraccio nevoso.

Raggiunta destinazione, il gancio meccanico si solleva automaticamente. C’è chi inizia a scendere puntando direttamente a Plan e chi invece, come il sottoscritto, non è ancora soddisfatto dell’altitudine raggiunta. Facendo poche decine di metri in discesa infatti, c’è una seconda seggiovia, più piccolina, che conduce a oltre 2.500 metri, sempre sul Monte Tavolino (Sefiarspitze). Rispetto alla prima salita, questo secondo impianto è riscaldato. Solo le gambe restano fuori.

Si va su, e ancora più su. Ci sono sempre meno alberi, per non dire totalmente assenti. Nell’immensa coltre nevosa spunta solo qualche pezzo di roccia bruna. Il resto è bianco. Davanti a me ho lo spettacolo delle Alpi Retiche Orientali e la Cima delle Anime, di cui prima ho fatto un pezzo sugli sci, in tutto il suo impotente e candido splendore. 

Attaccato alla mia schiena ho lo zaino con l’ingombrante macchina fotografica. Impossibile pensare di scendere con un simile e delicato apparecchio a penzolarmi sul collo. Sarebbe anche pericoloso per me. La pista è impegnativa, ma giudicata (a ragione) di media difficoltà.

È il mio momento. Gli sci seguono subito le mie intenzioni. Buon segno. Gli altri sciatori sono estremamente disciplinati. Non sono i classici idioti della domenica che sfrecciano da incoscienti. Sono almeno due le prime pareti da fare, poi,  su un breve tratto simil-pianeggiante, c’è spazio per un break panoramico con tanto di rete di protezione. Quanto basta per far rifiatare gli arti provati dalle continue frenate, e immortalare ogni millimetro quadrato di paesaggio valpassiriano.

Più scendo e più prendo confidenza. A tratti ci sono dei grumi di neve soffice. L’ideale per rallentare la velocità, ma allo stesso tempo da starci molto attenti se ci si finisce dentro dritti con le punte. Dopo cinque minuti abbondanti di discesa, in lontananza, il rifugio Grünboden entra nel mio campo visivo. Mi sento leggero e pecco di troppa confidenza. Senza rendermene rischio di fare involontariamente un fuori pista. Una ragazza con casco di protezione bianco e giacca a vento rosa se ne accorge, e inizia a gesticolare per farmi capire che sto clamorosamente sbagliando. Breve sterzata, e riguadagno lo spazio più congeniale. Provo a raggiungerla per ringraziarla, ma è una saetta e si è già dileguata come il vento.   

Ancora qualche ampio spazio in discesa e arrivo alla baita. Mi guardo alle spalle. Quasi non ci credo di essere sceso da così in alto. Sono ancora un po’ sospeso tra sogni e realtà quando lo spalancare la porta lignea, così romanticamente hansel&gretelliana, del rifugio Grünboden, mi rifà toccare terra con i golosi odori della cucina tirolese. Una voragine di fame mi si spalanca dentro. L’adrenalina chiede il conto. Il successivo passo è un doppio succo di mela con contorno di alcune delle prelibatezze più tipiche altoatesine: uova con speck e torta di grano saraceno.

Terminato il pasto, per non farmi mancare nulla, affido gli sci a una simpatica coppia di turisti che ritorna a Plan in cabinovia, mentre io decido di raggiungere il paese in slittino. Senza troppe indicazioni schizzo in mezzo al bosco. C’è chi scende su una specie di bicicletta con uno sci al posto delle due ruote, e chi sale a piedi sul sentiero a fianco.

A metà tragitto circa azzero la velocità. Voglio continuare a piedi. Rimanere in questo angolo piccino il più a lungo possibile. Solo io e il bosco. Faccio inevitabilmente difficoltà a camminare. Quando nel mio udito, oltre allo scricchiolio di qualche stalattite ribelle, mi penetra un vociare umano, raccolgo goffamente, e un po’ emozionato, tutta la neve che riesco e la lancio sopra la mia testa, finalmente liberata dal giogo del cappello di lana. Sento il gelo stringersi in una familiare cascata sommersa. Eccomi. Sono riuscito a tornare fino a qui, semplicemente ripetendomi quello che ho sempre avuto in mente.

Plan (BZ), seggiovia Grünboden Express sul Monte Tavolino © Luca Ferrari
Seggiovia Grünboden Express sul Monte Tavolino © Luca Ferrari
La neve immacolata sulla pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
Sciatrici pronte a lanciarsi sulla pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
La pista da sci del Monte Tavolino © Luca Ferrari
Monte Tavolino, il rifugio Grünboden © Luca Ferrari
Monte Tavolino, il rifugio Grünboden © Luca Ferrari
Monte Tavolino, uova e speck sul rifugio Grünboden © Luca Ferrari
Monte Tavolino, torta al grano saraceno rifugio Grünboden © Luca Ferrari
Dal rifugio Grünboden a Plan in slittino © Luca Ferrari
Dal rifugio Grünboden a Plan in slittino © Luca Ferrari
Dal rifugio Grünboden a Plan in slittino © Luca Ferrari
Dal rifugio Grünboden a Plan in slittino © Luca Ferrari

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