lunedì 7 ottobre 2013

Varanasi, One Love One Heart

Varanasi, bambina disegna nel Saraswati Education Center © Somit Dutta
Viaggio a Benares, nel Saraswati Education Center per dare alle nuove generazioni più povere una speranza e solide basi culturali per cambiare la propria vita.

di Luca Ferrari

Volti sorridenti di bambini praticano yoga. Disegnano. Imparano. La cultura può essere la chiave di salvezza per troppi minori condannati alla povertà senza speranza.

Alle sorgenti del Gange si erge la città di Varanasi, a Città Sacra degli Induisti Conosciuta anche col nome di Benares, capoluogo dell’omonimo distretto nello stato federato dell’Uttar Pradesh, a nord del subcontinente indiano e confinante con il Nepal. Sul Gange scorre l’alba e il tramonto della vita di un’induista. Ogni adepto di questa millenaria religione vi si deve recare almeno una volta nella propria esistenza.

È qui che una volta cremati, le ceneri degli uomini vengono  sparse. È sempre qui che la mattina gli induisti svolgono le proprie abluzioni.

Anche in questo universo di spiritualità che supera il milione di abitanti, fa la sua ingombrante presenza una delle più grosse piaghe che ancora attanaglia l’India. La povertà. Soprattutto quella infantile. Per cercare di sanare questa emorragia, Somit Kr. Dutta, insegnante di yoga, ayurveda (medicina tradizionale) e astrologia, ha aperto il Saraswati Education Center.

Obbiettivo dichiarato, quello di poter presto realizzare un grande istituto per i troppi abitanti delle slum di Varanasi e fornirgli così basi culturali che possano loro consentire di avere una vita come tanti altri e non restare abbandonati ai margini della società senza una concreta speranza per il futuro.

“Da piccolo anche la mia famiglia era molto povera” racconta il giovane Somit, “è stata molto dura all’inizio. C’erano giorni in cui non mangiavamo nulla perché i miei genitori non riuscivano a lavorare. Mia madre non aveva avuto istruzione. Poi in una comunità ashram ho appreso lo studio dello yoga e ora pratico l’insegnamento”.

Il progetto di  Somit, iniziato otto anni or sono, all’inizio riusciva ad aiutare solo due bambini. Ora i “pargoletti” sono sempre di più. Viene loro insegnato gratuitamente inglese, matematica, lingua Hindi, scienze, scienze sociali, storia, musica, disegno, giochi e yoga.

Il tempo dell’insegnamento va dalle 8 del mattino alle 12.30, e nel pomeriggio per tre ore a partire dalle 17. Nelle ore in cui non sono al centro, tutti i bambini devono lavorare poiché molto poveri e si arrangiano a fare i mestieri più disparati (spesso anche sfruttati): vendono cartoline, lavano e puliscono nelle case, fanno ghirlande di fiori, etc.

Sig. Somit, com’è la situazione con i bambini?
Vorrei sottolineare che la situazione dei minori a Varanasi (e in India in generale) è molto preoccupante. Hanno troppe responsabilità perché le loro famiglie non sono istruite e così non hanno lavori e quindi tocca anche a loro darsi da fare in età precoce.

Cosa ci può dire di questo suo progetto?
È un programma unico in India. Un raro e ben gestito esempio di lavoro sociale. Saremmo felici di ospitare volontari da ogni parte del mondo per aiutarci, e così che anche loro si rendano conto di cosa potrebbe succedere. Come insegna il karma-yoga, "se sarai buono, riceverai a tua volta bontà".

 “Una libera e buona educazione può cambiare la vita di molte persone” conclude poi Somit, “Aiutare le persone in difficoltà è un lavoro nobile e giusto. Nella nostra scuola vengono bambini d’ogni estrazione religiosa, perché secondo noi il credo più importante è quello dell’essere umano”.

India, la città di Varanasi © Fabrizio Ferrari
India, la città di Varanasi e il fiume Gange © Fabrizio Ferrari
India, il fiume Gange lungo la città di Varanasi © Fabrizio Ferrari
India, il centro per bambini a Varanasi © Fabrizio Ferrari
India, il centro per bambini a Varanasi © Fabrizio Ferrari
India, il centro per bambini a Varanasi © Fabrizio Ferrari

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