lunedì 23 gennaio 2017

Giorno della memoria, l'impegno di Venezia

Le nuove pietre d'inciampo in laguna © Iveser Venezia
Dediche imperiture alla Memoria e ai sopravvissuti. Dialogo col passato e un impegno all'azione. A Venezia si è svolta la commemorazione della Giornata della Memoria.

di Luca Ferrari

Quello che è accaduto non può essere cancellato ma si può impedire che succeda di nuovo. È proprio da qui che dobbiamo ripartire. È proprio con questo spirito che il mondo può far memoria del Male senza lasciare che esso ci travolga. Il ricordo non deve essere solo un doveroso tributo alle vittime innocenti ma anche una testimonianza dell'impegno ad agire perché quanto è accaduto non possa ripetersi”. A parlare così, sul palco del Teatro Goldoni di Venezia, il sindaco della città lagunare Luigi Brugnaro.

Venerdì 20 gennaio 2017, in occasione della cerimonia cittadina del prossimo Giorno della Memoria, è partita da Calle dei Sbianchesin la deposizione di 24 nuove pietre d'inciampo (Stolpersteine), tutte realizzate in in ottone dall’artista tedesco Guenter Demnig. Per la prima volta una di esse è stata dedicata a un internato militare, Romano Brussato, mentre in Calle del Ghetto Vecchio due pietre sono state posate in memoria di Amalia e Lina Navarro, entrambe sopravvissute ad Auschwitz.

Nuovi percorsi della Memoria in città dunque, voluti dalla collaborazione tra la Comunità Ebraica, il Comune di Venezia, il Centro tedesco di Studi Veneziani e l'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Iveser). Tra le pietre deposte fisicamente da Demnig nei sestieri di San Polo, San Marco e Cannaregio, c'erano anche quelle dedicate alle famiglie Dina Levi, entrambe duramente colpite dalle deportazioni naziste.

"Questa non è una semplice cerimonia commemorativa", ha sottolineato la presidente della Municipalità di Venezia, Ermelinda Damiano, "Siamo qui oggi per restituire identità e dignità ai bambini, alle donne e agli uomini che furono strappati alla vita e consegnati all'orrore. Nell'atto di inciampare su queste pietre, veniamo posti di fronte a persone reali con un nome, un volto, una voce e una storia. Le pietre ci permettono di dialogare con chi ha vissuto qui realmente".

A oggi, in Europa sono circa sessantamila gli Stolpersteine depositati. Come ha ricordato il presidente ad interim del Centro tedesco di Studi veneziani, Michael Matheus, "Le pietre d'inciampo formano il più grande museo decentralizzato della memoria del vecchio continente". Parole alle quali si è aggiunto Luca Volpato, rappresentante del Consiglio D'Europa – Ufficio di Venezia: "Le pietre d'inciampo sono rappresentazione concreta di quella lotta all'ideologia totalitaria che il Consiglio d'Europa ha posto come obiettivo fondamentale nel Trattato di Londra del 1949".

Chissà se quei gran mattacchioni del settimanale francese Charlie Hedbo, dopo l'offensiva vignetta sulla tragedia dell'hotel Rigopiano, in occasione del Giorno della Memoria si divertiranno con qualche nuova vignetta, magari una bella grigliata di carne sionista nel rinomato camping di Auschwitz? Tutto può essere, tanto la loro (stupida) risposta è sempre quella: è satira, voi non capite! Beh, preferisco continuare ad andare per la mia strada e dimostrare un minimo di rispetto per chi è morto e ha sofferto, invece di trincerarmi dietro un intellettualismo superficiale e grottesco.

Ebrei, ma non solo. Nella mattanza nazista finirono anche Rom, Armeni e omosessuali. “Alla responsabilità di chi compie il male si somma quella di chi non fa nulla per impedirlo" ha aggiunto il primo cittadino della Repubblica Marinara. Il panorama del terzo millennio non è troppo invitante. Politiche protezioniste e divisorie scaldano il cuore ignorante dentro e fuori l'Europa. Non basta un libro di storia e una celebrazione per impedire che il mostro torni a brutalizzare l'umanità. "La storia è scritta da ciascuno di noi, con piccoli gesti quotidiani, che uniti a quelli di altri uomini e donne, possono alimentare l'odio o l'indifferenza oppure contribuire a costruire un presente e un futuro di pace" ha infine concluso Luigi Brugnaro.

Venezia, cerimonia di deposizione pietre d'inciampo - (da sx),
Ermelinda Damiano e l'assessore Paola Mar

domenica 22 gennaio 2017

Charlie Hebdo, la satira è anche rispetto

Un po' di rispetto, grazie...
Fino a che punto si può spingere la satira quando in ballo ci sono tragedie mortali? Non tutti comprendono la "dotta" ironia, il settimanale francese Charlie Hebdo lo dovrebbe capire.

di Luca Ferrari

Satira giusta. Satira sbagliata. Satira irrispettosa. Satira contro tutti e tutti. Il dibattito è aperto. Chi ha ragione e chi ha torto? Platea preferita, ovviamente Facebook. A finire sotto la graticola dell'ormai noto Charlie Hedbo, la tragedia dell'hotel Rigopiano. In molti non l'hanno capita. Molti si sono sentiti offesi. Alle volte allora sarebbe il caso di puntare la propria ironia verso altri bersagli (i responsabili magari? ndr) e lasciare quanto meno asciugare le lacrime di chi sta ancora piangendo i propri cari.

Morti, feriti, dispersi. La slavina che ha investito l'Hotel Rigopiano di Farindola (PE) ha sconvolto l'Italia e non solo. In un simile scenario il giornale satirico Charlie Hedbo è riuscito a trovare il tempo di farci la solita  tagliente ironia mettendo uno scheletro della morte con gli sci e due classiche falci al posto delle racchette aggiungendo: "Italia: la neve è arrivata. Non ce ne sarà per tutti". Dopo i morti del terremoto di Amatrice diventati strati di lasagne, ora è il turno dell'Abruzzo.

Nessuno vuole fare una caccia alle streghe, il diritto di parola è sacrosanto. Semplicemente si chiede di essere  più rispettosi verso chi sta soffrendo perché non ci si può sempre nascondere dietro risposte altezzose come  "voi non capite, non volevamo offendere le vittime" e altre scuse dell'acqua "stantia" come queste. Ci vuole rispetto, e il bravo sa come colpire senza insultare. I bravi, quelli capaci s'intende. E sono felice che oltre allo sdegno popolare, la stessa satira italiana abbia reagito con una vignetta alquanto emblematica grazie al vignettista Ghisberto.

Qualcuno mi ha fatto notare che anch'io talvolta prendo in giro questioni che meriterebbero più rispetto. “Certo”, vi rispondo “e infatti lo faccio in privato e con persone che so non offendersi per certe esternazioni e di sicuro non ci lucro sopra". Sempre il popolo illuminato ha sbraitato sostenendo che nessuno abbia davvero argomentato questo sentimento di repulsione verso la suddetta vignetta di Charlied Hebdo. Quindi devo dedurre che il dolore e la morte non lo siano? Ottimo! Vorrà  dire che nel 2017 per ancora troppa gente l'idea merita più rispetto dell'essere umano.

martedì 17 gennaio 2017

Migranti al gelo, nessuna vergogna

Belgrado, migranti in coda
Ma quale vergogna, i migranti sono solo un intralcio all'immagine "pacifica" della buona Europa. Non hanno nomi e non c'è nessuna remora a lasciarli morire al gelo.

di Luca Ferrari

"Migranti al gelo e sotto la neve in attesa di un pasto caldo distribuito in un deposito doganale abbandonato a Belgrado. Migliaia di migranti sono bloccati in Serbia a causa del gelo e non tutti sono attrezzati con abbigliamento invernale...". Inizia così un drammatico racconto del Corriere della Sera. Una storia di costante miseria dimenticata. Una storia che interessa giusto il tempo di un post con cui ottenere tanti like, dopodiché è il nulla. Il nulla che avvolge e inghiotte uomini, donne e bambini che ci permettiamo di etichettare senza distinzioni come "migranti".

Il nazismo ha inorridito il mondo ma non è stata l'unica tragedia e se l'Europa ce l'ha tanto a cuore è solo perché le ha rovinato la falsa facciata di terra illuminista a favore dei diritti umani. Brava a fare proseliti in casa propria (e neanche tanto bene), terribile nel massacrare le popolazioni autoctone di Sud America, Africa e Oceania. No, i migranti non troveranno spazio nei libri di storia occidentali. Non sono niente. Non ci riguardano. A noi superiori europei non c'interessano.

Il passato non ha insegnato nulla e non perché non sappia farlo ma banalmente perché non è conveniente. I giudici Falcone e Borsellino sono tanto amati dalle istituzioni solo perché non possono più fare male. Su Rai Storia continuano a mandare servizi sui due conflitti mondiali lasciando le briciole alla storia sanguinaria dal '45 in poi. Una scelta casuale? Complottista? Con le tesi e fate ciò che vi pare, io bado al sodo e quando mezzo mondo spara a zero sull'Islam ignorando perfino la differenza tra sunniti e sciiti, ecco, vuol dire che l'ignoranza domina incontrastata.

Di fronte alle immagini di esseri umani in fila per un piatto di minestra sotto il gelo della neve a Belgrado, una donna ha scritto: "La nuova Shoah. Questi sotto la neve e quelli sotto il mare. Aspetteremo ancora una volta che ne parlino i libri di storia per scandalizzarci?". No, lo scandalo dura oggigiorno il tempo di un post su Facebook e sui libri di storia continueranno a scrivere ciò che non può essere cambiato se no diventa insegnamento e nessuno Stato si può permettere il lusso di istruire una società a usare il cervello.

Nel corso degli ultimi mesi/anni ho visto manifestazioni di piazza capace di ottenere zero, eppure tutti a imbracciare bandiere e slogan pur di dare un senso alla propria coscienza. Già dimenticata l'Ucraina? Ma a quella gente chi ci pensa davvero? Come in Ruanda o nei Balcani nella guerra fratricida degli anni '90, le intenzioni nascono e muoiono in poche occhiate di sgomento. Almeno una volta (forse) non c'era l'odio verso i protagonisti di quei drammi, adesso si. Adesso la gente in fuga dalla guerra viene accusata perfino di essere la rovina del nostro sistema economico.

"Mi preoccupa il messaggio che stiamo dando agli altri, come stiamo facendo percepire loro la nostra civiltà" analizza Maria Letizia di Maglie (Le), "Come pensiamo che possano poi essere accoglienti quelli che sono rifiutati, ghettizzati, violati nella loro umanità e cultura? Da grandi questi bambini cercheranno di proteggersi da tutto e tutti.Non avranno mai uno sguardo sereno nel guardare il proprio vicino di casa. Costruiranno anche loro muri. Appena avranno soldi si armeranno fino ai denti e minacceranno chiunque e per qualsiasi motivo. Vedi Israele".

"I libri di storia li scriveranno i superstiti di questa tragedia inumana. E ci condanneranno" scrive ancora la signora pugliese. Mi spiace anche solo pensarlo ma la realtà sarà un'altra e ben peggiore. I libri li scrivono i vincitori e i migranti non lo sono. I libri di storia, quelli che si studiano nelle scuole e hanno il potere di formare e istruire le persone, li scrive chi detiene lo status quo e loro, i migranti, non lo sono. Noi non abbiamo bisogno che la Storia ci assolva banalmente perché nessuno davvero ci condannerà.

Il dramma dei migranti

Belgrado, migranti in coda