mercoledì 15 febbraio 2017

Canada nel cuore, Canada dell'anima

Il faro di Peggy's Cove (Nova Scotia, Canada) © Luca Ferrari
Luogo dell'anima. Meta per anime semplici, innamorate dei mondi e dai cuori tonanti. Viaggio nel Canada orientale, da Montreal alla Prince Edward Island.

di 
Luca Ferrari

Il verde più sconfinato. Le città e i piccoli centri a misura, ed emozione, di essere umano. L'azzurro profondo dei mari. Le strad(on)e semi-deserte. Le sontuose colazioni a base di pancake e sciroppo d'acero. Tutti hanno un luogo dell'animail mio è sempre stato ed è tutt'ora il Canada, di cui oggi, 15 febbraio, si celebra il compleanno della bandiera e il prossimo 1 luglio si celebrerà il 150° anniversario della sua indipendenza. Dopo una prima esperienza a Vancouver (British Columbia) tra i totem dello Stanley Park e la cultura orientale del giardino Ming, questa volta il viaggio è tutto on the road. Tra un appunto e una recensione per Tripadvisor, attraversando le province orientali del Quebec, New Brunswick, Nova Scotia e Prince Edward Island.

Il viaggio in terra canadese ha inizio sopra le nuvole a bordo della più economica compagnia di bandiera AirTransat che mi ha accompagnato senza scali intermedi dall'aeroporto Marco Polo di Venezia Pierre Elliott Trudeau di Montreal. Poco amante delle metropoli, resto nella città più importante della provincia del Quebec una sola notte, soggiornando all'ostello Le Gite Plauteau-Mont Royal. Un posto davvero amichevole e singolare dove il personale di servizio prepara i pancake la mattina e in cambio devi solo lavare i piatti.

Noleggiata un'autovettura, sebbene non sia propriamente un asso al volante, scopro un impensabile piacere a guidare per le ampie e sicure strade del Canada i cui automobilisti, oltre a essere disciplinati e senza chissà quale smania di vincere un invisibile Gran Premio, in pratica ignorano l'uso del clacson. Miglio dopo miglio (senza alcun casello cui versare l'obolo), incontro numerosi e grandiosi (anche in fatto di dimensioni) cartelli che avvisano del possibile attraversamento di alci. Necessario dunque procedere con prudenza (sotto i 100 km/h), in particolare di notte.

Lasciatomi alle spalle il Quebec, con l'arrivo nella provincia del New Brunswick vengo puntuale accolto da un centro informazioni, una realtà questa ovunque nel Canada e davvero molto utile. Un piccolo pit-stop e via, destinazioni le cascate di Grand Falls Gorge. Panorama roccioso dove alcuni arditi senza evidenti problemi di vertigini si lanciano nel vuoto ben agganciati a un cavo mobile. Arrivato in ora di pranzo, mi viene suggerito di sperimentare il vicino Pizza Boy, locale che a dispetto del nome prevede un'ampia varietà di pasti. Un locale che ha molto da insegnare sul fronte del marketing.

Il viaggio prosegue fino a sera inoltrata. Parcheggiata la macchina nella piccola località di Alma, scopro che il mio orologio è un'ora indietro (dicasi differente fuso orario, ndr). Oltre a ciò faccio anche un'altra (amara) scoperta: i ristoranti canadesi, specie quelli fuori dai grandi centri abitati, chiudono presto (20-20,30). Inevitabile dunque che resti a stomaco vuoto (cosa che avverrà in altre tre occasioni durante il viaggio). Il sonno ha la meglio e dunque non penso troppo all'appetito ma l'indomani mi rifaccio alla grande con una sontuosa colazioni a base di waffle all'Octopus Garden Cafè.

Sono arrivato ad Alma per una ragione: il Fundy National Park. Prima di partire alla scoperta di Madre Natura, appurato che passerò una giornata intera all'aria aperta senza trovare l'ombra di un mini-marker o simili, faccio una sosta da Kelly's Bakery per le necessarie provviste (dicasi panini da escursioni), dopodiché abbandono la civiltà per fare il mio ingresso in un mondo fatto di sentieri, ruscelli, boschi e l'incredibile spettacolo delle maree.

Resto due notti poi la strada mi richiama, anzi, non proprio. Non è pensabile di venire nel New Brunswick senza recarsi ad ammirare lo spettacolo roccioso di Hopewell Rocks. Tempo ballerino e ancora la natura a fare da indiscussa e sontuosa regina. Formazioni rocciose nate dall'erosione alte decine di metri, visitabili anche in kayak qualora l'alta marea si presenti (spesso). E dopo tanto camminare, una visita al museo interno e qualche acquisto nello store, è tempo di rifocillarsi a base di lobster-burger all'High Tide Cafe,

Sulla utile guida Routard la copertina del Canada è dedicata al faro di Peggy's Cove, in Nova Scotia. Stringo quel prezioso libro tra le mani quando arrivo al suo cospetto in una giornata più ventosa che mai. Lì, davanti alle onde dell'Atlantico, è un viavai continuo di turisti da tutto il mondo ma molto meno chiassoso di come si potrebbe immaginare. Massi giganti e piatti, levigati dalla devastante potenza del mare e del vento.

La strada per la Prince Edward Island è ancora lunga e in Nova Scotia c'è ancora molto da visitare. Dopo una sontuosa colazione a base (ovviamente) di ottimi 
pancake al Restaurant Evangeline di Cheticamp, abbandono la terra per vivere l'esperienza del whale-watching (avvistamenti di balene) e quindi fare il mio ingresso nella Cape Breton Island (collegata alla terraferma) e ancor di più guidando lungo la mitica Cabot Trail, il cui nome si ricollega a Giovanni Caboto, primo esploratore ad aver raggiunto le coste del Canada, e molto legato alla città di Venezia.

E adesso tocca lei, l'ultima e lontana tappa di questa due settimane canadesi: la Prince Edward Island, sede anche dell'omonimo e succulento Lobster FestivalUn'isola raggiunta in principio a bordo di un gigante ferry-boat e al ritorno attraverso il lungo ponte di collegamento (si paga solo al ritorno). Complice una giornata un po' altalenante, il primo impatto con Charlottetown non è dei migliori ma è solo un abbaglio. Già al calar delle luci, passeggiando lungo la baia al tramonto, la magia prende il sopravvento.

Dopo una visita alla St. Duncan's Basilica e una succulenta cena a base (ovviamente) di aragosta al Water Prince Corner Shop, abbandono provvisoriamente la città destinazione il magico mondo di Anna dai capelli rossi, lì dove la scrittrice canadese Lucy Maud Montgomery (1874-1942) ambientò i romanzi di Anne of Green Gables, a Cavendish. A riguardare lo storico cartone animato di Anna dai capelli rossi così come la più recente serie televisiva Chiamatemi Anna prodotta da Netflix, si ritrova tutto: il sentiero, la casa, il ruscello. Un viaggio tra fantasia, storia e realtà con tanto di libreria e ufficio postale. Un posto dove neanche un imprevisto acquazzone è stato capace capace di minarne la lunga visita.

L'isola del Principe Edoardo è un'autentica oasi a cielo aperto. Posso dire in tutta onestà di aver raggiunto l'estasi pura una volta entrato nel Dunes National Park di Greenwich, porzione del Parco Nazionale di PEI, tra mare, vegetazione e dune sabbiose. Qui ho corso il miglior jogging della mia vita e sarei potuto andare avanti per ore, per di più senza incontrare anima viva. Qui ho cantato a squarciagola le parole di David Lee Roth che scandiva: This must be just like livin' in paradise/ And I don't wanna go home... e ancora oggi, a distanza di mesi, vi sogno un ritorno in questo autentico paradiso naturale.

Passo dopo passo, sale l'appetito e lì, nel mezzo del nulla (verde), ecco spuntare il Lin's Take Out. Il classico chioschetto da spiaggia con una scelta non da poco. Se la colazione canadese è di proprietà dei pancake, a pranzo (o cena) l'hambruger di aragosta è una pietanza più che consigliata. Questo locale non solo si è rivelato molto pratico, facendomi restanre all'interno del parco, ma ha consentito di mettermi al riparo dal sole battente e gustare un panino davvero cucinato bene.

Mi si spezza il cuore ad abbandonare Cavendish e un imprevisto (il migliore del mondo) mi riporta a Charlottetown, facendomi prima accomodare alla tavola del Dave's Lobster e poco dopo nella vicina Bonshaw, ritrovandomi al centro dell'Argyle Shore Provincial Park. Un luogo dolcemente umano, direttamente affacciato sullo stretto di Northumberland, dove può perfino capitare d'incontrare due stranieri che si sposano con una cerimonia semplice e vedere una giovane mamma raccogliere fragole di campo per la sua dolce figlioletta.

Prima di abbandonare la PEI, mi godo un ultimo pasto al Landmark Cafe. I ricordi si fanno sempre maggiori. La musica del cantautore canadese Neil Young che mi ha accompagnato per tutto il viaggio si fa sempre più malinconica. Inizia la lunghissima strada del ritorno. Ogni miglio lasciato inghiottire dallo specchietto retrovisore è una lacrima talvolta trattenuta, talvolta in libera uscita. Prima di fare capolino a Montreal, dormo la mia ultima notte nella quiete dell'accogliente Gite De La Maison Canadienne. Poi è ancora e solo strada fino allo "scontro col traffico" metropolitano.

Per uno strano scherzo del destino, mi ritrovo un'ultima volta dentro la macchina anche dopo averla consegnata. Non faccio tempo a rimettere le mani sul volante che l'istinto sarebbe quello di fare inversione di marcia e uscire dalla città, puntando di nuovo verso est, o magari verso l'ovest, comunque restando qui, in Canada. Per sempre. Così ovviamente non è stato e in Italia alla fine sono dovuto tornare ma non è certo stato un addio, semmai un arrivederci. Si, la mia storia col Canada è appena iniziata e chissà che in un futuro...


Aeroporto Marco Polo (Ve), in partenza per Montreal con l'AirTransat © Luca Ferrari 
Canada - on the road su 4 ruote tra dal Quebec al New Brumswick © Luca Ferrari 
Niente web, il navigatore è cartaceo-umano © Luca Ferrari 
Grand Falls (New Brunswick - Canada) - indomiti si lanciano (agganciati) nel vuoto © Luca Ferrari
New Brunswick (Canada) le maree del Fundy National Park © Luca Ferrari
New Brunswick (Canada), le formazioni rocciose di Hopewell Rocks © Luca Ferrari
Cheticamp (Nova Scotia - Canada), una superba colazione a base di pancake © Luca Ferrari
Cape Preton Island (Canda), lungo la Cabot Trail © Luca Ferrari
La cattedrale di Charlottetown © Luca Ferrari
Cavendish (PEI), la casa di Anna dai capelli rossi a Green Gables © Luca Ferrari
Un sontuoso lobester-burger divorato sulla Prince Edward Island © Luca Ferrari 
PEI, la spettacolare costa dell'Argyle Shore Privincial Park © Luca Ferrari 
PEI, l'immensità del Parco Nazionele © Luca Ferrari

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